Come lavorano i paparazzi

Una delle prime e più famose foto in stile paparazzi mai scattate potrebbe sembrare una versione vintage di una qualsiasi uscita di auto di serie A andata male — come Britney Spears che mostra un po’ troppa pelle mentre esce dalla limousine nel 2006, senza mutande. Nello scatto in bianco e nero scattato di notte a Roma, l’attore Anthony Steele si dirige verso il paparazzo, visibilmente inebriato, con i pugni stretti, barcollando su un piede in un angolo pericoloso verso il terreno. Dietro di lui, l’attrice svedese Anita Ekberg, sua moglie bomba, sta uscendo dalla berlina, con gli occhi bassi, forse preparandosi mentalmente ad affrontare la telecamera. Chiaramente, il matrimonio della coppia non era così pittoresco come sarebbe potuto apparire su un set cinematografico.

Per l’uomo dietro l’obiettivo, il fotografo italiano e pioniere del paparazzo Tazio Secchiaroli, la foto fece carriera, squarciando il sacro velo tra le star e l’occhio pubblico. All’epoca, Roma era il luogo ideale per gli avvistamenti delle celebrità, dato che molti set cinematografici vi erano migrati da Hollywood in cerca di location più economiche per le riprese. Le stelle scintillavano nei caffè, ristoranti e bar lungo la famosa Via Veneto, attirando i primi paparazzi e le loro accecanti lampadine. Ava Gardner, Jayne Mansfield e Anita Ekberg erano tra i bersagli più ambiti, con i paparazzi che non vedevano l’ora di riprenderle mentre recitavano in qualche modo, per niente come l’immagine di una celebrità messa insieme. Intorno al periodo in cui Secchiaroli scattò la foto descritta sopra, la Ekberg recitava come una starlette braccata dai paparazzi ne “La Dolce Vita” di Federico Fellini del 1960, il film spesso accreditato come fonte del termine “paparazzo”, preso in prestito dal personaggio Paparazzo, l’aiutante fotografo del protagonista.

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Dalla rappresentazione derisoria di Fellini del branco di lupi con la macchina fotografica, i paparazzi hanno sempre avuto una reputazione negativa. A differenza di Bob Willoughby, il primo fotografo cinematografico sul set negli anni ’40, che fotografava le star durante le pause delle riprese, i paparazzi non cercano di creare arte. Invece, i loro scatti più redditizi sono quelli che rimuovono qualsiasi distanza tra l’obiettivo famoso e lo spettatore, sfruttando tutto, dai crolli emotivi delle star ai loro brutti giorni di capelli. Britney Spears, perfettamente pettinata e in posa sul tappeto rosso, non ha alcun valore rispetto a un’immagine sgranata di lei che fissa lo specchio di un salone con mezza testa rasata, rasoio elettrico in mano.

L’ubiquità della fotografia dei paparazzi e il bisogno sempre crescente del pubblico di più immagini delle star che vivono la loro vita è un fenomeno relativamente recente. Come sempre, tuttavia, il gruppo di fotografi e fotografi che alimentano la cultura contemporanea dei tabloid rimane esclusivo, aggressivo e affamato di soldi.

Il gruppo di fotografi e fotografi che alimentano la cultura dei tabloid rimane esclusivo, aggressivo e affamato di soldi.

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