Sembra abbastanza folle, vero? Beh, è successo! Partiamo dall’inizio…
Per chi non lo sapesse, Kobe Bryant è più o meno cresciuto (dai 6 ai 13 anni) in Italia, precisamente a Reggio Emilia, durante le 7 stagioni (dal 1984 al 1991) che suo padre Joe Bryant ha trascorso nel campionato italiano, dopo essersi trasferito dalla NBA.
A causa di ciò, Kobe è ancora in grado di parlare fluentemente in italiano (pronuncia davvero perfetta, a ulteriore testimonianza della sua capacità di inseguire la perfezione in ogni abilità che decide di possedere) come confermato ad esempio da alcuni dei video che potete facilmente trovare su Youtube (es: query “Kobe italiano”).
Dopo questa necessaria premessa, passiamo al racconto vero e proprio e ad alcuni dettagli su come sono finito a parlare con lui dal vivo in un programma radiofonico statunitense in italiano.
Pasqua 2008 – una stazione televisiva italiana chiamata “SportItalia” (letteralmente “SportItaly”, come avrete capito) ha aperto la straordinaria opportunità di fare domande a Kobe Bryant.
Per il panorama mediatico italiano, data la scarsa copertura che il basket tende solitamente ad avere lì (e a causa della fisiologica e totale mancanza di interazione dei tifosi con le superstar del campionato), questo è stato un evento unico nel suo genere. Come molti altri amanti del basket, ho iniziato ad inondare la casella di posta data con le mie domande per il Black Mamba.
Pasqua finalmente è arrivata, l’attesa era stata infinita! SportItalia avrebbe trasmesso la partita del giorno di Pasqua e poi un video di Kobe che rispondeva alle domande selezionate tra quelle ricevute.
Si scopre che tutte le mie domande relative al basket erano state scartate e, in un’occasione unica per chiedere qualcosa ad uno dei migliori cestisti di tutti i tempi, le domande che il nostro paese calciocentrico ha deciso di fare erano sulla falsariga di:
– “Preferisci Inter Milan o A. C. Milan?C. Milan?”
– “Se fossi stato un giocatore professionista di calcio, in quale ruolo avresti giocato?”
– “Ti piacciono le lasagne?”
– etc. etc.
Sono rimasto così deluso che mi sono ripromesso di trovare sicuramente un altro modo. Poche settimane dopo, si aprì un concorso simile della Nike negli Stati Uniti e cercai di essere selezionato inviando le mie domande, essendo le possibilità di essere scelto estremamente più basse a causa dell’ovvio diverso volume di richieste (pubblico del basket in Italia vs. pubblico del basket negli USA)…
Nonostante le probabilità, una di esse fu selezionata (in realtà una delle meno interessanti a mio modesto parere, ma è un dettaglio insignificante direi!) e stavo per partecipare ad un programma radiofonico americano in diretta per chiacchierare con Kobe!
Dopo un numero rilevante di pre-fasi da completare per poter partecipare alla conference call, finalmente il giorno è arrivato (o meglio la notte dovrei dire, visto che erano le 2.00 del mattino in Italia!): la sveglia era stata impostata e, dopo le ultime raccomandazioni del presentatore (tipo “non menzionare le marche”), “avevo il microfono”!
In una frazione di secondo, anche se sarei stato assolutamente in grado di farlo in inglese, ho pensato che sarebbe stato figo interagire con Kobe in italiano e, senza pensarci troppo, l’ho fatto!
Posso immaginare, in quei pochi secondi, il “terrore” del presentatore che, dopo tutte quelle meticolose raccomandazioni, non aveva idea di cosa stessi dicendo, senza molte possibilità di intervenire, essendo lo show in diretta e senza alcun filtro!
Per fortuna è andato tutto bene, ho fatto ridere Kobe e ho un ricordo legato al basket che è una bella storia da condividere.
Di seguito trovate le parole esatte pronunciate e mandate in onda in diretta da noi tre (il presentatore Rick Lopez, Kobe Bryant ed io), con la traduzione inglese aggiunta tra parentesi tonde per le parti in italiano:
– Presentatore: “Ora, parlando di Italia… Abbiamo Valerio in linea e sta chiamando da Roma, Italia”
– Kobe: “Oh, ok!”
– Presentatore: ” qui per parlare con Kobe. Ehi, che succede Valerio?”
– Io: “Ciao Kobe, sei il più grande! Ti volevo chiedere…” (“Ciao Kobe, sei il più grande! Volevo chiederti…”)
– Kobe: “Grazie Valerio, come va? La mia città favorita Roma! (“Grazie Valerio, come va? Roma è la mia città preferita!”)
– I: “Bene, bene. Qui é notte, é notte fonda!” (“Tutto bene. Qui é notte, é notte fonda!”)
– Kobe:
– I: “Ti volevo chiedere: chi é il miglior giocatore che ti ha difeso e invece quale é stato il più difficile da marcare? Sei il più forte!” (“Volevo chiederti: chi è il miglior giocatore che ti ha difeso e invece qual è stato il più difficile da marcare per te? Sei il migliore!”)
– Kobe: “Aaaah. Devo rispondere alla domanda in italiano? Non so se gli altri possono capire la risposta…” (“Aaaah. Devo rispondere alla domanda in italiano? Non so se gli altri possono capire la risposta…”)
– I: “No, no, io ti capisco anche in inglese”. (
– Kobe: “Ok allora lo faccio in inglese dai. (“Ok, allora lo faccio in inglese.”)
– Io: “Ok.”
– Kobe: “Yo, la domanda era: chi è stato il giocatore più difficile da difendere e anche chi è il difensore più duro che ho affrontato? Direi che il difensore più duro è Bruce Bowen, credo. Hanno una filosofia di difesa così grande e lui è così impegnato a giocare in difesa che è estremamente impegnativo quando lo affronti. Il giocatore più difficile da difendere lì è una miriade. Penso che Carmelo Anthony sia un giocatore difficile da difendere per me a causa delle dimensioni e del peso… Quindi è estremamente impegnativo e non vedo l’ora di affrontare questa sfida ogni volta che ci incontriamo. Ma ci sono un sacco di giocatori individuali di talento per i quali bisogna essere pronti.”
– Presentatore: “Grazie, Valerio.” (
Se volete ascoltare direttamente quello che è successo in prima persona, eccovi il video del sottoscritto, chiaramente super emozionato, che scambia due parole con l’unico e solo Kobe Bryant!