Dirottamento dell’amigdala

L’uscita degli organi di senso è prima ricevuta dal talamo. Una parte degli stimoli del talamo va direttamente all’amigdala o “cervello emotivo/irrazionale”, mentre altre parti sono inviate alla neocorteccia o “cervello pensante/razionale”. Se l’amigdala percepisce una corrispondenza con lo stimolo, cioè se il record di esperienze nell’ippocampo dice all’amigdala che è una situazione di lotta, fuga o congelamento, allora l’amigdala attiva l’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene) e dirotta il cervello razionale. Questa attività cerebrale emotiva elabora le informazioni millisecondi prima del cervello razionale, quindi in caso di incontro, l’amigdala agisce prima che qualsiasi possibile direzione dalla neocorteccia possa essere ricevuta. Se invece l’amigdala non trova alcuna corrispondenza tra lo stimolo ricevuto e le situazioni di minaccia registrate, allora agisce secondo le indicazioni ricevute dalla neocorteccia. Quando l’amigdala percepisce una minaccia, può portare quella persona a reagire in modo irrazionale e distruttivo.

Goleman afferma che le emozioni “ci fanno prestare attenzione proprio ora – è urgente – e ci danno un piano d’azione immediato senza doverci pensare due volte. La componente emotiva si è evoluta molto presto: Lo mangio io o mi mangia lui?”. La risposta emotiva “può prendere il controllo del resto del cervello in un millisecondo, se minacciata”. Un dirottamento dell’amigdala mostra tre segni: forte reazione emotiva, insorgenza improvvisa, e realizzazione post-episodio se la reazione era inappropriata.

Goleman ha poi sottolineato che “l’autocontrollo è fondamentale… quando si affronta qualcuno che è in preda a un dirottamento dell’amigdala” in modo da evitare un dirottamento complementare, sia in situazioni di lavoro, sia nella vita privata. Così, per esempio, “una competenza coniugale chiave è che i partner imparino a calmare i propri sentimenti angosciati… niente si risolve positivamente quando il marito o la moglie sono nel mezzo di un dirottamento emotivo”. Il pericolo è che “quando il nostro partner diventa, in effetti, il nostro nemico, siamo nella morsa di un ‘dirottamento dell’amigdala’ in cui la nostra memoria emotiva, alloggiata nel centro limbico del nostro cervello, governa le nostre reazioni senza il beneficio della logica o della ragione… che porta il nostro corpo ad andare in una risposta di ‘lotta o fuga’.”

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